“Seduta finché in piedi.”

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“Seduta finché in piedi.”

Concludo così la conversazione con il controllore del treno 1535 diretto da Milano Centrale a Imperia Porto Maurizio. Tempo di percorrenza previsto ore 4.10. Sabato 3 Settembre, ore 9.10. Ridiamo, la frase ha un che di assurdo, di sconclusionato, ma le condizioni di viaggio non sono da meno.
In questo momento sono anche l’unica ad avere una piccola fonte di luce, lo schermo del mio computer. Dentro le gallerie si piomba nel buio totale, cadono i giornali e i libri dalle mani dei viaggiatori sorpresi, delusi e si rompe il silenzio. Borbottano, si lamentano sottovoce, mi chiedo perché, piuttosto, non intoniamo un canto rivoluzionario ad alta voce. Prigionieri di un sistema che serve vittime, che pagano per servizi non offerti, per essere sviliti. Lo so la mia faccia al buio con questa lucina blu avrà un che di spettrale mentre gli altri cinque passeggeri nello scompartimento mi guarderanno con invidia. Con i loro occhi, puntati su di me, nel buio, parlo anche in loro vece. Questa galleria sembra infinita.
Succede che il primo sabato del mese di settembre Trenitalia proponga un treno con una sola carrozza di prima classe, rispetto alle solite due. Non che viaggiare in prima sia una scelta snob. Le altre carrozze sono tutte piene quindi resta solo la possibilità di comprare il biglietto in prima. Con un’esplicita dicitura al posto dei numeri posto e carrozza: Posto a sedere non garantito. Ossia paghi un biglietto di prima classe e stai in piedi in un corridoio che non ha neppure quei piccoli sedili a ribalta. Credo non ci resti che ringraziarli che i bagni non siano ancora a gettone. Un paio di giorni fa ho dovuto percorrere quattro vagoni per accedere a un bagno funzionante, per assistere al meraviglioso fenomeno da museo della scienza e della fisica, dell’acqua di scarico che saliva verso l’alto piuttosto che scendere verso il basso. Il che non solo mi ha donato una nuova esperienza e soggetto di conversazione da aperitivo con amici dallo stomaco forte ma mi ha anche chiarito le idee sul perché le persone che tornavano dal bagno quel giorno avevano sempre uno strano odore. Mi ero chiesta: Ma cosa fanno questi nei bagni, ci cadono dentro? No, é lo scarico che sale a loro. Un‘esperienza sbalorditiva, unica.
Conclusa questa parentesi, visto che non ho nessuna intenzione di attraversare, al buio, un corridoio stipato di valige e persone già stanche, per visitare i bagni del 1535 del 3 settembre, torno allo stupore mattutino. Di quando, in anticipo di un’ora, ho percorso la banchina su e giù per capire il numero discontinuo delle carrozze. Dopo la prima carrozza sulla quale compariva un numero stampato su carta: 1, si passava a vagoni di seconda ma che cominciavano con il 4, per poi passare al 2 poi al 3 ed infine al 5. Non solo mi era toccato pagare 8 euro in più, dovevo continuare a districarmi tra numeri a sorpresa. Finché il bigliettaio che si aggirava tra i vagoni per raggiungere la carrozza 8, in testa al treno (ma la più lontana di tutte) eremo sicuro dalle ire dei passeggeri, specifica che: se sul biglietto appare la data e l’orario non serve la vidimazione alle macchinette frequentemente lampeggianti e senza inchiostro. Lo taggo e chiedo conferma. Delucidazioni sui biglietti emessi oggi: Fintanto che non arriva chi ha prenotato io resto seduta qui finché non sarò costretta a stare in piedi? Sì, e ride, finché può. Trenitalia, sorgente di filosofia profonda.
Intanto nel corridoio buio si aggira una cinese con una provvidenziale torcia determinata a raggiungere uno dei bagni a sorpresa.

11 responses »

  1. bellissimo racconto, adesso mi è passata del tutto la voglia di prendere il treno, anche perchè costa tantissimo rispetto a quello che offre… e si trovano voli a 3,00 € facilmente, basta prenotare un po in anticipo… scandaloso!!
    un bacione ire

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  2. Secondo me dovremmo aspettare ancora un po’ per la rivoluzione. Cosa potremmo scrivere di un Paese in cui tutto funziona? Sarebbe noioso. Viva l’italia così!

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  3. Stazione di Genova, in attesa di un IC per Milano. Il treno viene annunciato in partenza dal binario 7, annuncio ripetuto più volte e fino all’ultimo istante prima della partenza.
    Salvo poi scoprire ad Alessandria che quello era il treno per Torino…. E non ero io il solo pirla, che magari uno pensa “beh cavoli tuoi che ti sei sbagliato”: su quel treno eravamo più di un centinaio a voler andare a Milano e a essere invece dirottati verso il Piemonte. Per tornare “sulla strada di casa”, abbiamo dovuto prendere un autobus fino a Vercelli, poi un regionale stramarcio e affollato finoa Milano, col controllore che voleva pure farci pagare la multa perché avevamo un biglietto di un altra tratta: quell’uomo ha rischiato il linciaggio…
    Finale: Genova Milano in 5 ore con beffa.
    Quel giorno ho giurato che mai più in vita mia salirò su un treno italiano. Mai più! PIuttosto mi sveno in autonoleggio, ma Trenitalia mai più finché campo. MI chiedo come fanno i dipendenti di Trenitalia a non morire di vergogna.

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    • Ma stai parlando di un martedi sera di due settimane fa, quando c’era quell’afa pazzesca? Perchè sul treno sul quale ero io è successa una cosa uguale. Possibile che sia successo due volte???

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  4. Da pendolare torturato quotidianamente da Trenitalia mi viene voglia di assistere allo scarico che sfida le leggi di gravità…La mia sarà una sindrome simile a quella di Stoccolma…ahah! Credo che sia l’unica esperienza che mi manca da fare a bordo dei treni italiani anche perchè prima di addentrarmi nei bagni ci penso fino a quando non rischio di farmela addosso…Cmq il racconto mi è piaciuto molto! Ne voglio altri! Quindi il prossimo deve essere ambientato in seconda classe 😉

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    • Va bene! Il prossimo rientro a casa lo farò in macchina ma capiteranno occasioni (a parte il pendolarismo lombardo). Nei prox giorni Costa Azzurra in treno, potre far eil confronto tra Imperia Ventimiglia e Ventimiglia Nizza, che sono ovviamente due treni diversi. Ah, me li ricordo, BEN diversi! “Ben chi?!?!”

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