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Soprattutto nei pomeriggi estivi… 09-2011

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Soprattutto nei pomeriggi estivi
Tutto quel cucire, tagliare,
puntare, imbastire, ricamare.
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Aprire e chiudere le stoffe, le forbici.
Tirare le pezze sui telai,
il filo attraverso l’ago.
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Immergerlo vederlo scomparire
-sbirciar dietro qualche volta-
vederlo ricomparire, tirarlo,
osservarne la scia colorata.
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L’arte imparata il silenzio fermo,
la creazione, il tempo speso bene
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Sapere dove infilare l’ago dove farlo uscire
sapere con maestria e la mente sgombra
ali di serenità e vita mai accaduta.
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Come un ago nero su bianco
scrittura
posiziono una lettera dopo l’altra.
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Trascino colori immaginati
che sanno dove andare,
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il tuo mare è verde, il mio sciacquato di blu,
il suo petrolio, per lei è sempre grigio.
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Appunto le parole, tiro il foglio, lo giro
cosa sarà avvenuto dietro i miei occhi.
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Taglio, taglio, taglio dopo il nodo i fili che pendono,
tutto ciò che è largo, che slabbra, che avanza.
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Se tu vedi
in due righe
capisci il resto cresce.
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Lei ha perso i denti,
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lui il sorriso.
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Pomeriggi Estivi

Imputami il peccato di voler sopravvivere — 02/2011

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E’ quasi il giorno in cui queste parole
saranno per te come per un altro,
trafitta
immobile davanti ad uno schermo,
le tue parole per un’altra
bruciano.

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Inutile,
in questo momento non sei altro.
Assente,
non amico, non amante,
eppure pretendi,
d’occuparlo un posto.
Vacante.

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Tu andato
immagine sfuocata
come l’occhio coperto di lacrime
ti ha visto l’ultima volta
tremulo
più delle mie labbra
troppo lontane
dalle mie mani
serrate.

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Siamo porto uno per l’altro

partenze ed arrivi

carichi clandestini notturni

scarichi silenziosi bisbigliati

rapidi a volte

lenti ed attenti altre.

siamo frementi a momenti

siamo restii

siamo banchine

costruite perchè il mare vi lambisca contro

bacio dopo bacio.

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Imputami il peccato di voler sopravvivere — 12/2010

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Il tuo desiderio scivola
creando itinerari
d’acqua
in me.
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Cerco impronte
sulla mia carne
cedevole,
inutilmente.
Lascio perdere
e mi spettino
per uscire..

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Mi immergo
dentro te
per evadere.
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Mischio alla polvere la luce
che si libra consistente.
Vago, io stremata e senza luogo per dormire,
attendo, inutile,
dissuasa.
Nessuna intromissione.
La mia notte non si sporge oltre
il giorno tarda.
Nel frattempo
mi stempero.
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Neghiamo di
navigare il mare delle possibilità
vorremmo occhi
persi oltre l’orizzonte
senza allontanarci dal porto
vorremmo sogni
senza risvegli
notti senza fine a coprire i nostri desideri
vorremmo l’isola
senza intromissioni
senza.

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Isola, isola-ta, isola-mi, io-sola.

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