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IL MIO GATTO NERO – MY BLACK CAT – video poetry

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The following minimalist video was shown for the Premiere at the Centro Puecher by Archivio Dedalus in Milan, Italy, on Wednesday June 17th 2015, together with the documentary on Franco Loi realized by Pezzella.

The project aims to contribute to Expocittà with cultural additions such as Feed Your Soul.
May I remember that the focus of Expo 2015 is Feed the Planet. Videos had to be part of one of two categories: Herbarium or Bestiary. My evocative video belongs to the latter being a video poem on My Black Cat.

On youtube you’ll find an explanation of this suggestive short video in English and a link to the original poem here on WordPress.

Click, or copy and paste, the link below. Comments here and there are welcome, enjoy it!

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dtls project IL MIO GATTO NERO.

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Stratigrafia [miˈlaːno], 2011

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Cammini per i larghi viali del parco

in autunno, ti vedi correre per perder fiato

 .

nel buio più nero con gli abiti al vento

corsa via dalla vita

 .

masticata dalla morte che non ne puoi più

di vederti, agli altri sei icona intoccabile

 .

hanno un piedistallo per te e

nessun abbraccio.

 .

Non sorrisi sinceri, nessuno ti entra

ti toccano come cristallo infranto

 .

non toccano

 .

resti fragile senza calore

affondando momento dopo momento

 .

fiocchi ghiacciati deboli

ormai solo le vene battono.

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IMG_4151 copy

Stratigrafia [miˈlaːno], 2011

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(dedicata ai miei studenti)

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Milano è come un treno

 

mi attraversa
sincera nel gesto discreta

nasconde bellezza

un diario non letto

un set non ancora sveglio
freddo la mattina
mi solletica piano
stringe i cordoni

sempre più vicina – dentro

 

un ventre aperto.

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Stratigrafia [miˈlaːno], 2011

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(dedicata ai miei studenti)

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Hai i tuoi anni

dimentichiamo che esisti anche sotto

nessuno più ti percorre lì

saresti da scoprire.

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Chi soggiorna sui tuoi prati

non più bambini, pochi cani

personaggi strani,

d’altri mondi

seduti sulle tue panchine

anche addormentati.

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Raccontano che non sei fatta

per gli incontri, non sei pensata

per accogliere, far sostare

in ammirazione non dai

contemplazione, tu

non susciti dialogo.

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Ti stai mettendo troppo in mostra

i tuoi percorsi sono solo vetrine

e queste nuove mise

di vetro e acciaio

non fanno per te,

non ti credere

europea.

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Stratigrafia [miˈlaːno], 2011

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(dedicata ai miei studenti)

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Ami le gru

alte che guardano giù

tra un movimento ondeggiante

quasi una danza

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un tornare e ritornare in cerchi

e tempi immobili

accarezzare leggere e benevole

il nulla in divenire.

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Stratigrafia [miˈlaːno], 2011

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(dedicata ai miei studenti)

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Emergo dal Messico a metà pomeriggio

il mercato è finito al di là della strada

in Viale Papiniano una ventina di persone

 .

frugano

-non può essere la mia città, io abitavo qua-

tra cassette e sacchi

abbandonati

alcuni hanno il carrello del supermercato

.

dietro di loro segue la nettezza urbana

tutto finirà a mozzichi.

 .

 .

Banchina della stazione

un lungo binario sotto

una pioggia insistente

uno scroscio di dodici ore

.

Una ventina di persone

attendono

bianchi e neri gli italiani

sudamericane le stampelle

la domenica mattina

.

l’acqua alle ginocchia sembra laguna

dopo innumerevoli gocce

– le contiamo per la noia-

annunciano lo sciopero.

.

E io faccio segno loro

che il treno non arriverà

mai, ma la benzina costa

quasi nessuno si muove.

 .

 .

Poi ci son le catene

quelle tranciate, ricoperte

di plastica rossa, verde,

senza le biciclette.

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Stratigrafia [miˈlaːno], 2011

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(dedicata ai miei studenti)

 

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Siamo città

pulsioni, traffico, intasamenti, ingorghi

strade da sistemare da pulire

la notte quando la maggior parte del sistema dorme,

tubature da riparare,

luci che s’accendono.

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Stratigrafia [miˈlaːno], 2011

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(dedicata ai miei studenti)

 

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Milano è sazia d’anelli

ne ha le mani piene

più di quanti ne convenga

-altre hanno solo reticoli.

 .

Concentrici ne segnano l’età

il centro storico, il parco celtico

solo raccontato nel cuore,

l’anello ricco, la banda è più larga

fila un po’ più liscio di porta in porta.

 .

Anche l’altro più moderno e largo

quasi anatema, ma come hai fatto

a crescere con tali brutture intorno

la filovia che non si ferma mai

ingoia e vomita bulimia urbana

.

qui ti si percorre con meno attenzione

velocemente, quasi non conti, non ti si ascolta

ti si fugge. Gli spazi organizzati circolarmente

dilagano, sbordano alle tangenziali

dove ti si prende in giro

a velocità non consentite,

la tua corteccia continua

ad inspessirsi.

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Fatta a lamelle, falda su falda,

linguaggio su linguaggio

non si rammenta il cuore

un po’ più scuro un po’ più caldo.

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Milano si ritira come l’acqua dei Navigli

come i milanesi raggrinziti

mescolati nel risotto

dei menù per turisti.

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Sabato notte 22.22, 2011

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Sabato notte 22.22.
Non troppo pieno l’ultimo vagone
l’attesa spesa scivolando verso terra
con la schiena contro il muro.
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Seduti quattro a quattro, di fronte ad altri.
Prosegue altre quattro volte per il vagone quest’ordine.
I gruppetti in piedi negli spazi davanti alle porte.
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Nessuno in piedi davanti a noi a renderci miopi,
lo sguardo fisso sulle borse, pance e jeans
come l’ora di punta.
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Ci vediamo ora,
quattro di qui e quattro di là,
di fronte esattamente,
dirimpettai.
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Lo spazio tra noi è sgombro.
Guardarci, vederci,
incrociare gli occhi, abbozzare un sorriso,
niente di questo viene.
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Non sembra che ci siano italiani,
neppure io sembro.
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Il tempo della corsa seduti insieme
nessuna condivisione.
Potremmo comunicare con gli occhi,
se ci vedessimo un po’.
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Amori, rinunce, partenze,
abbandoni.
Potremmo raccontarci:
Le mille e una notte
a Milano.

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Milano come un treno, Dicembre 2011

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Milano è come un treno
mi attraversa
sincera nel gesto discreta
nasconde bellezza
un diario non letto
un set non ancora sveglio
freddo la mattina
mi solletica piano
stringe i cordoni
sempre più vicina, dentro
un ventre aperto.
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